lunedì 20 gennaio 2014

Nota emozionante di Simona Stammelluti

"FEGATO GRUPPO C POSTE E TELEGRAFI": 90 minuti di commedia e passione

20 gennaio 2014 alle ore 14.13
La passione non va mai in saldo.

E' quella, che muove la compagnia teatrale "quinta scenica", capace di trasformare una forma teatrale amatoriale in "tecnica espressiva".
Quando a muovere i passi, su un palcoscenico sono affiatamento, dinamicità e inclinazione, senza manie di grandezza, si costruisce una dimensione di bravura ed equilibrio, che diventano il miglior regalo con il quale i teatranti, possono omaggiare un pubblico pagante.

Si fa fatica a trovare un posto a sedere, domenica  19 gennaio al teatro Gambaro di S. Fili, in provincia di Cosenza, malgrado lo spettacolo sia in replica, visto che ha già fatto il tutto esaurito il sabato appena trascorso.
La platea è colma e in galleria, c'è anche chi resta in piedi, pur di non perdersi lo spettacolo.
Perchè lo spettacolo merita.
Non le solite commedie, con strascichi antichi e punte di nostalgia, ma un accattivante messa in scena, di uno spaccato moderno delle manie e delle ipocondrie di quell'essere umano, fragile nelle incertezze del vivere, che, pur di essere al centro dell'attenzione di qualcuno, si inventa finte malattie, diventando vittima incosapevole di fraintendimenti e di verità da scomporre a dovere.
Esilarante e scorrevole, la storia di Giovanni, impiegato alle poste, che si trova a dover gestire i "piccoli grandi" problemi della sua famiglia, e che al contempo prova a convincere i suoi familiari di essere malato di fegato, continuando imperterrito a spendere i suoi guadagni in visite mediche e in medicine che a nulla servono per la sua "falsa", conclamata malattia.
A reggere le sue manie, Biase, il fidanzato di sua figlia, che lo sprona ripetutamente a sottoporsi ad un ritrovato da lui inventato per la guarigione del suo fegato.
Intorno a questo scambio, una serie di personaggi che allietano la commedia.
Lucrezia, la moglie di Giovanni, che dal suo ruolo di casalinga, pone l'accento sullo sperpero che suo marito fa, continuando a visitare medici e specialisti; sua figlia Lucia, che  fa da tramite tra il suo fidanzato che si spaccia per scienziato e suo padre intollerante a quel giovane; suo figlio Tommaso, negato per la scuola che si fa prestare dei soldi dalla sua fidanzata per comprarsi il diploma, e tutti quei personaggi che intorno al protagonista ruotano, mettendo in evidenza quel suo carattere simpatico e piccante, mentre prova a districarsi tra la moralità di "uomo pubblico" e la paura che alcune coincidenze possano annunciare la sua morte.
Le scenografie, sobrie ma significative, si dividono tra casa di Giovanni, dove tutti vanno e vengono, entrano ed escono, dopo aver lasciato le loro battute in maniera assai convincente, e l'ufficio postale, dove - seppur in maniera romanzata - si racconta di verità conosciute, ma spesso dimenticate.
Dipendenti che spesso mancano dalle loro scrivanie, impiegati improvvisati, gente che arriva con richieste assurde e tutte quelle difficoltà che quasi sempre spettano a chi comanda e che deve riuscire a trovare sempre una soluzione adeguata, ed in tempo reale.
Non è la prima volta che mi trovo ad assistere ai lavori teatrali di questa compagnia, e mi piace sottolineare quanto, più vanno in scena e più si accentua la loro bravura e la capacità di entrare a pieno nel personaggio, convincendo sia nei dialoghi, che nella presenza scenica.
Equilibrato l'alternanza sul palcoscenico tra i protagonisti principali, e coloro che "apparentemente" hanno un ruolo meno importante, visto che l'incastro, al fine della riuscita della performance, diviene fondamentale alla dinamicità dell'opera raccontata.
Così i dipendenti statali, il giovane impiegato assunto a tempo, la figlia della vicina di casa, o il prete che passa a fare un saluto, diventano l'anello di congiunzione tra ciò che è l'intenzione della storia, e la scorrevolezza con la quale la storia stessa si dipana.
Un Alessandro Chiappetta - che dell'opera ha curato anche la regia - versatile, simpatico, diverso ogni volta, come se sapesse davvero vestire il ruolo, non semplicemente cambiandosi di abito.
E poi le sue donne...tutte "appropriate".
La leggerezza della loro età, la spontaneità di chi non si sente "diva" e la predisposizione di ognuna di loro, abbellisce la scena ed i suoi contenuti.
Ho ritrovato attrici e attori che già avevo visto impegnati nell'opera "liolà" e ho potuto così constatare la loro versatilità nel calarsi in un nuovo personaggio, vestendone le intenzioni, così come la simpatia che i ruoli di questa commedia richiedevano.
Un plauso particolare lo concederei a Stefano Milazzo, che nel ruolo di Biase, ha dato l'impronta giusta all'opera di Ciccio de Marco, con quella tenacia interpretativa che ha retto 90 minuti di teatro ben fatto, seppur con l'umiltà che appartiene ad una compagnia amatoriale.

Ma amatoriale significa "con l'amore che muove verso qualcosa".

E quando ci sono i sentimenti, a muovere i passi, fuori o dentro un palcoscenico, il pubbico in teatro o fuori, non può che applaudire.
alla prossima performance ... allora! ... perchè più si va in scena e più il mondo sorride.

the end

mercoledì 1 gennaio 2014

La brochure di Fegato Gruppo C Poste e Telegrafi


 La brochure dello spettacolo di Fegato gruppo Gruppo C Poste e Telegrafi.


Grafica Mx. Spadafora.